— Penzoldt
I principi fondamentali della filosofia della terapia del dolore cronico presso l'Eumedica Swiss Center di Lugano possono così riassumersi:
"Prima non nuocere"
Alleviare il dolore e arrestare il danno fisico
Ma vediamo prima che cosa è il dolore e quale la sua funzione.
La Società Internazione per lo Studio del Dolore (I.A.S.P.) definisce il dolore“Una spiacevole esperienza sensoriale ed emotiva associata ad un reale e potenziale danno tissutale o descritto come tale“.

La recente definizione della I.A.S.P. è molto vicina a quella data migliaia di anni fa dal filosofo greco Aristotele che definiva il dolore " la passione dell'anima " poiché, come la I.A .S.P., ammetteva che il dolore non è necessariamente associato ad un danno fisico e che può insorgere anche in assenza di una patologia fisica, come conseguenza di una esperienza emotiva individuale e quindi soggettiva.
Il dolore, come tutti sanno, può essere acuto e cronico. Il dolore acuto è limitato nel tempo ( fino a sei mesi circa ) e rivela generalmente la presenza di un evento fisico dannoso recente che avverte e costringe il sofferente a prendere le misure protettive più adeguatamente possibili e, come spesso avviene di ricorrere alle necessarie cure mediche di emergenza. Ad esempio in caso di rottura di un ligamento il dolore acuto costringe l'infortunato alla immobilità protettiva necessaria per evitare ulteriori danni e per facilitare il processo di autoriparazione. Lo stesso avviene in caso di un attacco acuto di appendicite o di perforazione gastrica perché costringe il paziente a ricorrere al chirurgo che, di regola gli salverà la vita con un adeguato intervento operatorio.
Il dolore acuto, è sempre legato a un danno fisico, anche se accompagnato da una componente emotiva che è spesso causa di aumento della percezione dolorosa.
Molto diversa appare essere invece la situazione in caso di dolore cronico che può durare diversi anni o persistere per tutta la vita e non essere in relazione con un danno fisico, anche se espresso dal paziente come tale.
Il dolore cronico, a differenza di quello acuto, sembra spesso voler segnalare un disagio dell'anima a causa di eventi di vita cosi sgradevoli da essere percepiti come fisicamente “dolorosi” in una qualunque parte del corpo umano.
Non infrequentemente, il dolore cronico si accompagna ad ansia e depressione, come ad esempio dopo la morte di una persona cara o della perdita di affetti importanti, oppure semplicemente di denaro o del posto di lavoro.
In conclusione, non importa se acuto o cronico, il dolore, funge sempre da "GUARDIANO" che mette in guardia su qualcosa di tanto grave da essere percepito come doloroso nel corpo e nell'anima e, nello stesso tempo, serve ad attivare i nostri poteri naturali di difesa e di autoriparazione.
La strategia terapeutica del dolore cronico, pertanto, non deve consistere nella sua totale eliminazione, bensì nella sua allevi azione, in modo da renderlo sopportabile senza togliere la sua funzione di guardiano e di protettore della nostra integrità psico-fisica e spirituale.
Di parere ben diverso è invece l'attuale scienza medica che "sembra" ignorare l'importante differenza funzionale fra dolore cronico e dolore acuto ed è piuttosto orientata verso un trattamento farmacologico mirante alla eliminazione del dolore.
Per il trattamento del dolore cronico, le attuali linee guida della scienza medica "ordinano" che i medici devono attenersi a quanto figura nella letteratura scientifica internazionale disponibile. Ma. la letteratura scientifica, a parte il suo carattere irrazionale, appare alquanto dubbia e non è esente da conflitti di interessi. Inoltre, la letteratura scientifica internazionale non può standardizzare cure che non possono essere applicabile in tutti i casi poiché, come già accennato, la percezione del dolore è una esperienza molto soggettiva che varia da paziente a paziente, dalle condizioni climatiche e socio-culturali del paese in cui i pazienti vivono. Pertanto, checché ne dica la scienza medica, sarebbe una grave negligenza professionale se il medico si limitasse ad attenersi a quanto scaturisce dalla consultazione della letteratura scientifica internazionale e non facesse tesoro della proprie esperienze dei suoi specifici pazienti .. Noi siamo medici e come tali ci siamo impegnati ad alleviare le sofferenze dei nostri pazienti con scienza e coscienza e non solamente con scienza, come vorrebbe il nostro sistema politico-sanitario.
Cominciamo prima, quindi, a vedere quali sono le reali ed obiettive caratteristiche cliniche del dolore cronico:
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Il dolore cronico non può essere totalmente e permanentemente eliminato.
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I dolori cronici sono spesso accompagnati da disturbi emotivi vari, quali l'ansia, la depressione, la paura ed altri, che possono aggravarne l'intensità e renderne più difficile il loro trattamento. Il paziente rifiuta spesso di essere valutato dal medico come depresso o ansioso.
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I dolori cronici e i disturbi emotivi si accompagnano sempre ad iperattività del sistema nervoso autonomo che mantiene il paziente in uno stato di cronica irritabilità. e che è causa di vari disturbi neurovegetativi, quali le vertigini.
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I dolori cronici, più frequentemente, migliorano col movimento e peggiorano col riposo.
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Non esiste un chiaro rapporto fra il dolore cronico verbalizzato dal paziente e danno tissutale. Le indagini diagnostiche e l' inabilità funzionale non raccontano tutta la verità. Il dolore. Il dolore può essere avvertito in assenza di qualunque danno anatomico, o essere assente in presenza di patologie strutturali anche gravi. Il dolore cronico può addirittura persistere persino dopo la guarigione medica o chirurgica della malattia e persino venire percepito in strutture anatomiche inesistenti
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La sede del dolore cronico può essere anche assai lontana da quella del danno anatomico. Ad esempio un dolore alla spalla o/e al sopracciglio destro può riflettere un disturbo a carico del fegato, della colecisti e della regione pelvica.
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Il danno a carico delle strutture anatomiche, se presente, include evidenti segni di una patologia infiammatoria e/o degenerativa , ed entrambe sono sempre precedute, o comunque accompagnate, da evidenti alterazioni micro circolatorie arteriose, venose e neuro-distrofiche. (Apertura LINK: che cosa si deve intendere per "SQUILIBRIO MICROCIRCOLATORIO").
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Gli analgesici tutti, anti-infiammatori e non, non sono adeguati allo scopo e possono essere molto dannosi per pazienti. La maggior parte degli analgesici hanno come effetti collaterali, anche quello di funzionare come potenti vasocostrittori e quindi di peggiorare le alterazioni micro circolatorie ( ipossia e ischemia ) che accompagnano la malattia dolorosa, Infatti, i farmaci analgesici-anti-infiammatori, possono inibire la produzione delle prostaglandine che sono da considerare le vere regolatrici dell'infiammazione e dei meccanismi immunitari e favoriscono, inoltre, la perfusione di sangue e quindi l'ossigenazione, la nutrizione dei tessuti e quindi anche i processi di auto guarigione. La somministrazione cronica degli analgesici anti-infiammatori è causa della ben nota "Sindrome da analgesici" e rende gli individui dipendenti, malati e spettatori inconsci del loro decadimento fisico. Ancora più rischiosa è la somministrazione cronica di corticosteroidi poiché immunosoppressivi , possono causare danni corporei vari e favorire lo sviluppo e la progressione dei processi degenerativi che accompagnano le varie sindromi dolorose.
Il trattamento del dolore cronico deve essere individuale, multifattoriale e comprendere:
1. Il dolore
2. Lo stato emotivo
3. Il danno anatomico
4. La periodicità bioritmica
5. Lo stile di vita
6. La vulnerabilità individuale
7. L'attività sistemica e regionale del sistema nevoso simpatico
Gli interventi chirurgici, la radiofrequenza e altri comunque lesivi devono anche essere considerati con grande prudenza poiché non guariscono il dolore e inevitabilmente danneggiano anche i tessuti sani e sviluppano delle cicatrici ad effetto compressivo,, ipersensibilizzante sulle terminazioni nervose che peggiorano il dolore e la patologia che l'accompagna, come avviene spesso nelle algodistrofie.